I mostri di Villa Palagonia
VILLA PALAGONIA
Villa Palagonia è una delle dimore settecentesche più rinomate e visitate della Sicilia, attrattiva per illustri viaggiatori provenienti da tutta Europa nel Settecento e nell'Ottocento. Oltre alla sua bellezza architettonica, la villa vanta un vasto e ben curato giardino, arricchito da secolari palme che adornano l'entrata e da una varietà di piante e fiori. Questa combinazione di storia e natura rende Villa Palagonia non solo una meta turistica affascinante, ma anche una cornice incantevole per matrimoni, eventi privati, aziendali e shootings.
La costruzione della villa ebbe inizio nel 1715 per volere di Don Francesco Ferdinando Gravina e Cruillas, principe di Palagonia, con la collaborazione dell'architetto frate domenicano Tommaso Maria Napoli e dell'architetto Agatino Daidone. Nel corso degli anni, la villa subì varie trasformazioni, includendo la realizzazione dei corpi bassi intorno al 1737.
Villa Palagonia è nota anche come la "villa dei Mostri", per le statue in tufo che adornano le due esedre circostanti, raffiguranti figure antropomorfe, dame, cavalieri, musicisti e animali innaturali. Anche se molte di queste statue furono danneggiate nel XIX secolo, ne rimangono ancora 129, incluse le quattro che delimitano i due ingressi principali.
L'atmosfera all'interno della villa sembra far fermare il tempo, grazie alla cura con cui l'organizzazione e lo staff prendono in considerazione ogni dettaglio per creare eventi indimenticabili e magici. La villa è stata anche residenza di illustri personaggi, contribuendo così alla sua fama internazionale.
All'interno di Villa Palagonia, si consiglia di iniziare il percorso attraverso il giardino, dirigendosi verso la cappella privata, aperta al pubblico per le funzioni religiose. La porta d'ingresso della cappella è sormontata da una statua della Madonna, attribuita allo scultore Ignazio Marabitti.
Uno degli elementi più distintivi è lo scalone a doppia rampa, situato sotto il sontuoso stemma della famiglia Gravina. Attraverso questo scalone si accede al vestibolo ellittico del piano nobile, caratterizzato da affreschi parietali raffiguranti quattro delle dodici fatiche di Ercole.
Dal vestibolo ellittico, si procede attraverso un arco ribassato che conduce alla loggia, nota come salle à manger, attualmente chiusa per restauro. Sull'arco è incisa un'iscrizione che menziona Salvatore Gravina, principe di Palagonia, fratello del fondatore Francesco Ferdinando, attribuendogli l'ideazione di questi particolari ornamenti.
A sinistra della loggia si trova un'altra porta che porta all'appartamento privato del principe, oggi visitabile solo tramite percorsi guidati. Su questa porta è incisa un'altra iscrizione che spiega come l'antica struttura interna sia stata modificata secondo i dettami dell'architettura moderna, attribuendo questa trasformazione al principe Salvatore Gravina.
La dinastia dei Gravina si estinse con Francesco Paolo Gravina, ultimo principe, nel 1854. La villa passò quindi alle sorelle monache del principe Francesco Paolo, che gestivano l'Albergo delle Povere e parte dell'Ospedale Civico di Palermo. Nel 1885 la villa venne messa all'asta e acquistata dalla famiglia Castronovo di Bagheria, i cui eredi permettono da anni la visita attraverso l'acquisto di un biglietto d'ingresso, contribuendo così alla sua manutenzione.
Salone degli specchi
SALONE DEGLI SPECCHI DI VILLA PALAGONIA
Sulla porta d'ingresso al Salone degli Specchi, una scritta didascalica invita il visitatore a riflettere sulla caducità della vita: "Specchiati in quei cristalli e nell'istessa magnificenza singolar contempla di fralezza mortal l'Immago Espressa". All'interno del salone, il soffitto è interamente ricoperto da specchi moltiplicatori, mentre dipinti Trompe-l'oeil raffigurano una balaustra, sovrastata da cielo e uccelli. Le pareti sono decorate con finissimi marmi e finti marmi, vetri colorati e altorilievi marmorei raffiguranti il fondatore della villa, il nipote committente delle statue e i loro discendenti, tra cui illustri personalità delle case regnanti d'Europa. Sul pavimento è presente un accurato disegno in marmo policromo del Settecento siciliano.
Adiacenti al vasto salone si trovano due ambienti: la cappella privata e la sala del biliardo.
Villa Ramacca
VILLA RAMACCA
Costruita intorno alla metà del XVIII secolo per volere del principe di Ramacca, Bernardo Gravina, questa residenza è situata ai piedi del monte Catalfano. Si accede ad essa attraverso un lungo viale che attraversa un giardino ricco di piante esotiche. Caratterizzata da una semplicità nelle sue linee architettoniche, il palazzo dispone di un'ampia terrazza sul fronte della corte, interamente pavimentata con maioliche colorate e con una balaustra in pietra di tufo d'Aspra, che offre una vista panoramica su tutto Bagheria. Attualmente, la proprietà è gestita da soggetti privati.
Villa Villarosa
VILLA VILLAROSA
La Villa, costruita su impulso di Don Placido Notarbartolo, duca di Villarosa, intorno al 1770, è una dimora rettangolare a due piani. All'ingresso principale si erge un imponente portico in stile corinzio, composto da otto colonne, raggiungibile tramite una larga scalinata in tufo arenario. Di particolare raffinatezza è il fronte che si affaccia su Bagheria. Lo stile architettonico dell'edificio, ispirato al neoclassicismo e richiamante i principi dell'arte greca, si distingue per la sua eleganza. Attualmente, la proprietà è gestita da soggetti privati per ospitare banchetti e conferenze.
Villa Sant'Isidoro
VILLA SANT’ISIDORO
Risalente al 1648, la villa si raggiunge attraverso uno scalone monumentale che conduce agli ambienti interni disposti in fila. Dal vestibolo, si accede a tre spazi situati nell'ala est, che includono uno studio e due camere da letto, ornati con decorazioni in stucco. Nell'ala ovest, si trovano invece gli ambienti di rappresentanza, adornati con i ritratti degli antenati della famiglia. Questi ambienti sono connessi tramite porte lignee decorate con foglie d'oro e dipinti policromi, che aggiungono un tocco di eleganza agli interni. Per quanto riguarda i giardini della villa, importanti lavori di restauro sono stati effettuati nei primi anni dell'Ottocento, quando l'ingegnere cappuccino fra Felice da Palermo fu incaricato della supervisione dei lavori. Grazie al suo contributo, fu possibile portare l'acqua dal fiume di Ficarazzi a Bagheria, fino alla contrada di Aspra. La ricchezza del terreno ha permesso alla villa di mantenere la sua funzione originale fino al XX secolo, come azienda agricola specializzata nella coltivazione di agrumi, olive, uva e pesche, che venivano poi esportati in Germania e in Inghilterra.
Villa Valguarnera
VILLA VALGUARNERA
Villa Valguarnera rappresenta una delle più grandiose e affascinanti residenze di Bagheria. La sua costruzione iniziò nel 1781 e fu completata nel 1789 secondo i disegni dell'architetto Sucameli, su commissione della principessa Maria Anna di Gravina, principessa di Cattolica, nata nel 1712, le cui iniziali sono ancora visibili oggi sui cancelli della villa. Situata ai piedi della Montagnola, una collina di circa 165 metri d'altezza, offre una vista spettacolare sui golfi di Palermo e di Termini Imerese, con Capo Zafferano e l'antica Solunto in primo piano.
L'ingresso alla villa avviene attraverso un ampio viale che conduce alla corte del palazzo, dominata da una vasta terrazza sostenuta da arcate. Due ampie terrazze ai lati dell'edificio conferiscono un carattere solenne e austero all'ingresso, sotto le quali erano sistemate cassette per il numeroso seguito dei signori del XVIII secolo. La villa ospita diverse sale sparse di opere d'arte, tra cui quattro si trovano sullo scalone principale.
Nel piano nobile, un grande salone ovale è decorato con affreschi e dipinti raffiguranti illustri antenati della famiglia Valguarnera. Un medaglione in marmo ritrae don Emanuele, principe di Valguarnera, generale delle truppe piemontesi, con una parrucca alla francese. Alla fine del XVIII secolo, la villa fu residenza di Maria Carolina d'Austria, regina di Napoli e Sicilia, moglie di Ferdinando III di Borbone. Tuttavia, nonostante la sua importanza storica e artistica, il palazzo non fu mai visitato da Goethe durante il suo viaggio a Bagheria.
Villa Trabia
VILLA TRABIA
Villa Trabia fu edificata per volontà di Michele Gravina, principe di Comitini, verso la metà del XVIII secolo, seguendo un progetto dell'architetto di Stato, abate Nicolò Palma. Intorno al 1793, la famiglia Comitini cedette la villa, insieme alla corte, alle officine, ai mobili, alle terre e ai giardini, al principe Pietro Lanza di Trabia. Nel 1890, il palazzo subì un restauro radicale ad opera dell'architetto trapanese Teodoro Giganti, che ne modificò profondamente l'aspetto originario.
La villa presenta una pianta simmetrica con un corpo centrale a tre piani e due corpi leggermente sporgenti di dimensioni minori. La struttura, in stile neoclassico, è caratterizzata da lesene, architravi e fasce decorative in stucco bianco su fondo grigio scuro, che la distinguono dalle altre ville di Bagheria, solitamente decorate con fasce e colonne giallo zafferano su fondi intonacati di bianco. L'accesso avviene attraverso un grande viale fiancheggiato da alte mura, con un cancello in ferro battuto sormontato da due statue che conduce a un'ampia corte, al centro della quale si trova la fontana dell' "Abbondanza", opera dello scultore palermitano Marabitti, originariamente collocata nel parco di Palazzo Butera.
Il giardino circostante la villa è arricchito da pini secolari e piante esotiche, con tracce di decorazioni barocche negli stucchi, nelle statue allegoriche accanto alla facciata e nei vasi sull'attico. A differenza di altre ville bagheresi, Villa Trabia non presenta uno scalone esterno, ma si accede al piano nobile tramite una scala interna. Questo piano è adornato da affreschi del tardo XVIII secolo e arredato con mobili antichi. Le decorazioni esterne sono opera degli architetti Tommaso Sanseverino e Giuseppe Firriolo, mentre le volte e le pareti dei saloni sono arricchite da affreschi realizzati da Elia Interguglielmi.
Le sontuose sale della villa furono frequentemente frequentate dai membri della famiglia Savoia, tra cui Vittorio Emanuele II, la regina consorte e il principe ereditario Umberto di Savoia, poiché la principessa di Trabia era dama di corte della regina Elena di Montenegro. Dalla sala principale è possibile accedere alla terrazza, da cui si gode di una vista panoramica sul giardino e sulle ville circostanti.
Villa Spedalotto
VILLA SPEDALOTTO
La Villa è una residenza civile di Santa Flavia, situata su una collina ai margini della piana di Solanto, circondata da oliveti e agrumeti. Costruita attorno al 1783 da don Barbaro Arezzo su progetto dell'architetto Giovanni Emanuele Cardona, è una casa a un solo piano che si sviluppa intorno a una corte aperta. Due corpi di servizio si dipartono dal corpo principale, al centro del quale si erge un pronao in stile neoclassico.
Commissionata nel 1783 da don Barbaro Arezzo e progettata dall'architetto Giovanni Emanuele Cardona, la villa fu completata tra il 1784 e il 1793. Cardona, allievo dell'architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia, ha seguito le tendenze neoclassiche dell'epoca. Nel 1790, durante la costruzione, la villa fu acquistata da Onofrio Emanuele Paternò, Barone di Spedalotto.
Gli interni della villa, decorati in uno stile neoclassico-pompeiano e imperiale, sono affrescati e attribuiti ad Elia Interguglielmi. Nel 1845, la terrazza fu pavimentata con maioliche bianche e blu di Vietri, mentre tra il 1900 e il 1902 furono rinnovati i pavimenti interni. Dopo i danni subiti durante un bombardamento aereo alleato nel 1943, la parte centrale del prospetto fu ricostruita nel 1945.
Durante il periodo dal 9 ottobre al 9 dicembre 1799, la villa ospitò i principi reali ereditari Francesco di Borbone, futuro Re Francesco I, con la consorte Maria Clementina d'Asburgo e la figlia Maria Carolina, futura Duchessa di Berry. Successivamente, la villa fu frequentata da Francesco II di Borbone, duca di Calabria, e da Luigi Filippo d'Orleans, futuro re dei Francesi.
Una tradizione locale vuole che la villa sia stata il luogo di nascita di Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie, nel 1810, anche se la storiografia ufficiale indica il Palazzo Reale di Palermo come luogo di nascita.
Durante gli anni '70 del XIX secolo, l'astronomo gesuita padre Angelo Secchi soggiornava spesso nella villa, utilizzando la terrazza per le sue osservazioni astronomiche.
Il 30 marzo 1987, la cappella della villa fu il luogo in cui venne celebrato il matrimonio tra il duca d'Aosta Amedeo di Savoia e Silvia Paternò di Spedalotto. Nel 1991, la villa fu utilizzata come location per alcune scene del film "Johnny Stecchino" di Roberto Benigni.